LUISA PARODI
Chiesa Santissima Annunziata di Pedemonte: osservazioni iconografiche sui dipinti.
L’ANNUNCIAZIONE
La Vergine inginocchiata , alla destra del dipinto, si volge all’angelo annunziante che ritto su una nuvola, con la mano sinistra porge un giglio (uno stelo con tre fiori) e con l’altra mano indica la sovrastante colomba dello Spirito Santo.
Agli angoli superiori della tela si scorgono dei cherubini.
Maria porta una veste rossa, a significare la sua natura umana, e l’azione divina che agisce in Lei “coprendola con la Sua ombra ( Lc 1,35)” viene risolta figurativamente con la presenza di un manto azzurro. Il quadro pur non essendo ricchissimo di attributi iconografici, quali una definizione spaziale dettagliata ( in genere la tradizione poneva l’episodio dell’Annunciazione all’interno di una stanza dove la Vergine era intenta alla lettura) è immediatamente riconoscibile.
I personaggi principali dell’azione sono la Vergine Maria e l’angelo Gabriele, che reca in mano un fiore di giglio, a volte affiancati dalla figura di Dio Padre e dalla Colomba dello Spirito Santo.
La facile divisione in due della scena ha permesso fosse ricorrente la raffigurazione sulle porte esterne dei polittici di tradizione fiamminga.
Un tempo il colore bianco, dato al giglio, significava regalità, ma diventa qui il simbolo della purezza.
Il ramo di giglio, composto da tre fiori simbolo della Trinità, è il più frequente ma può anche essere sostituito da altri fiori attributi della Vergine Maria ; tra questi l’iris. Specie nei Paesi Bassi può essere raffigurato al posto del giglio nell’Annunciazione. La forma dei petali, lanceolata e simile ad una spada, identificato come il giglio di Francia. Secondo una leggenda Luigi VII alla fine di una battaglia da lui vinta si trovò in un campo di iris e decise di farne il suo stemma; da “fleur de Louis” divenne per assonanza “fleur de lys”, cioè di giglio, diventando lo stemma della Francia.
Poiché il giglio è anche l’emblema araldico della città di Firenze, tradizionalmente in contrasto con Siena, in ambito senese al giglio viene sostituito un ramo di ulivo. In mano all’angelo annunziante può anche esservi un ramo di palma in riferimento ad un passo del Cantico dei Cantici (7,9) come segno paradisiaco. Nel nord Europa a volte il giglio non è in mano all’angelo ma posto in un vaso prezioso, di cristallo o di ceramica decorata.
Nel vaso possono esservi anche una rosa (simbolo di carità), una viola (simbolo di umiltà) o anche un’acquilegia che allude, poiché è simbolo di tristezza, ai dolori della Vergine.
Quando in un quadro è presente solo la Vergine in un atteggiamento sorpreso, interrotta nella lettura di un libro, si definisce il quadro “Vergine Annunciata”. Secondo una leggenda desunta dai vangeli apocrifi, la Vergine Maria nel momento dell’annuncio era intenta a leggere il passo del profeta Isaia che predice la venuta del Messia: “Ecco la Vergine concepirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele”(Is 7,14)
Si definisce “SS. Incarnazione” un quadro dove appare un angelo in atteggiamento estatico, genuflesso davanti alla Vergine; la Vergine e con gli occhi bassi rivolti al ventre cui il rigonfiamento della stoffa allude alla maternità.
Le regole dettate dal Concilio di Trento tendevano a riportare la raffigurazione religiosa ad un tono di maggiore aulicità e a una nuova dignità che, a detta dei padri conciliari, si era perduta.
L’angelo annunziante, ad esempio, viene ora raffigurato su una nube per sottolinearne l’aspetto ultraterreno mentre prima posava i piedi e le ginocchia direttamente sulla terra.
IL MARTIRIO DI SAN BARTOLOMEO
Secondo la tradizione il santo subì come martirio la asportazione della pelle. Non in tutti i casi, anzi, il martirio coincide con la morte, che, comunque cristianamente è la testimonianza più alta della vera vita in Cristo; la parola “martire” significa, appunto, testimone.La veste del vescovo, rossa, ricorda infatti a chi la indossa la necessità della testimonianza anche fino al sangue.La posizione che il santo assume nel dipinto che fa pensare quasi ad un crocifisso, ma le assi diagonali della presunta croce, hanno fatto si che sia stato erroneamente identificato con il martirio di Sant’Andrea che fu crocifisso, appunto, su di una croce a X (o decussata) che da lui ha preso il nome.Il santo, legato ad un albero, volge lo sguardo al cielo da dove un angioletto gli porge una corona di alloro e un ramo di palma. In primo piano, a destra della tela, un soldato armato di lancia sorveglia la scena ma volge lo sguardo allo spettatore Entrambi gli oggetti sono entrati a far parte della simbologia cristiana del martirio ereditati da simboli pagani legati alle gare sportive. Come agli atleti, infatti, nell’antichità erano donati rami di palma simbolo di vittoria e incoronati di lauro, così per i martiri considerati campioni della fede in Cristo.
IL MARTIRIO DI SAN SEBASTIANO
Egli subì il martirio nei primi secoli del cristianesimo, sotto la persecuzione di Diocleziano, e la forma di supplizio cui fu sottoposto fu di essere legato ad un albero e trafitto da frecce.
S. Sebastiano fu curato da S. Irene e, solo dopo altri tormenti, trovò la morte nel circo; il suo cadavere fu poi gettato nella Cloaca perché i pagani non volevano che i cristiani facessero del suo corpo oggetto di venerazione.
Ma S. Sebastiano apparve in sogno a S. Lucina per svelare dove si trovavano le sue spoglie ed esse furono tumulate nelle catacombe che da lui presero il nome.
S. Sebastiano divenne così anche co-patrone, insieme ai SS. Pietro e Paolo, della città di Roma.
L’immagine della “freccia” come simbolo di eventi negativi che possono travolgere l’uomo, compare nell’iconografia della Madonna di Misericordia. Una tavola conservata nella chiesa di S. Maria dei Servi a Genova, dipinta da Barnaba da Modena presenta, infatti, l’immagine della Vergine che apre il manto, sotto cui trovano rifugio i suoi fedeli, che fa da scudo ad una pioggia di dardi.
Da studi recenti pare controversa la veridicità del martirio di S. Sebastiano tramite le frecce; è però certa la sua esistenza. Lo studioso Hippolyte Delehaye sostiene che la vita leggendaria di S. Sebastiano fu composta solo intorno al 486 d. C;
La raffigurazione di S.Sebastiano è molto frequente in tutte le epoche artistiche; ad esempio nel periodo rinascimentale esso può diventare pretesto per l’esaltazione e lo studio del corpo umano.
Come anche per altri santi, nel caso di S.Sebastiano il “martirio” non coincide con la morte.
SANTA MARIA MADDALENA PENITENTE
L’ identificazione della santa in questione rischia molte volte di essere “sdoppiata” e di difficile interpretazione; se è vero che si tratta di una peccatrice perdonata dal Signore e che si unisce al seguito delle donne che lo servono, non è però vero, o comunque i vangeli non ne fanno menzione, che essa fosse una prostituta. Questa considerazione nasce dall’erronea identificazione che si fa di lei con la donna peccatrice nominata in Lc 7,36-50, di cui peraltro non si specifica la tipologia del peccato ne il nome.
Un altro episodio a cui si ricorre erroneamente è narrato dal vangelo di Giovanni ( al cap.8,1-11) in cui si narra l’incontro di Gesù con un’adultera.
Due sono le più frequenti iconografie della santa; o è raffigurata intenta a pettinarsi i lunghi capelli e ad adornarsi di gioielli e sollecitata dalla sorella (e in questo caso si fa riferimento a Maria di Betania) ad abbandonare la sua vanità, o nel momento in cui, già convertita , è raffigurata penitente.
In questo caso S. Maria Maddalena è rappresentata quasi ignuda e ricoperta dai lunghi capelli e in luoghi deserti.
Il particolare dei lunghi capelli diventa attributo classico nella raffigurazione delle donne penitenti
In genere, come in questa tela, adora il crocifisso ed è affiancata da un libro, da un teschio, attributo tipico degli eremiti e dei penitenti come meditazione sulla precarietà della vita umana e da un vasetto di unguento profumato ; il ricordo della donna che versò unguento profumato sui piedi di Gesù in occasione della cena in casa di Simone il lebbroso (Lc 7,36ss; Mc 14, 3 ss ; Mt 26, 6ss) si sovrappone all’ “unzione di Betania” narrata da Gv 12,1-11 e , in quel caso, da adito a credere che la Maria sia identificabile con la sorella di Lazzaro e Marta.
In entrambi i casi, comunque, la donna fa uso di un vasetto che diventerà un tipico attributo nell’iconografia della santa.
Nel dipinto, piuttosto annerito dal tempo, si scorge una piccola porzione di paesaggio e delle testine di angelo.
Il libro è monito alla meditazione sulla Sacra Scrittura.
GIUSEPPE VENDUTO DAI FRATELLI
L’episodio, descritto in Genesi 37,28, narra la vendita del giovane Giuseppe il patriarca da parte dei suoi fratelli.
Originari della Palestina, di professione erano pastori nomadi.
Al momento dell’episodio qui descritto si erano recati a pascolare gli armenti nella terra di Dotan, tra il mare e il Giordano e Giuseppe si reca da loro.
Invidiosi della preferenza che il loro padre accordava al figlio natogli in vecchiaia, i fratelli, prima decidono di ucciderlo, fingendo un incidente, ma poi si risolvono a venderlo come schiavo a dei carovanieri in viaggio per l’Egitto.
La narrazione biblica dice che Giuseppe era giovane ma non lo identifica come fanciullo.
La tradizione, invece tende a raffigurarlo poco più che adolescente o, in alcuni casi, addirittura bambino, quasi a sottolinearne l’ingenuità e il candore.
La scena rappresenta il momento in cui i fratelli ne trattano la vendita: Giuseppe ebreo, personaggio principale, è al centro della scena, forzatamente accompagnato da un fratello per mostrarlo agli acquirenti che stanno contando le monete del prezzo pattuito.
Esse sono in evidenza su di un basamento squadrato che può alludere all’orlo del pozzo da cui fu tratto il patriarca subito prima della vendita.
E’ probabile che ad una attenta analisi le monete, alcune ramate ed alcune argentee, risultino l’esatta immagine delle monete correnti all’epoca dell’autore ; nella sezione numismatica dei musei civici genovesi in una tela del medesimo soggetto in cui particolare attenzione è rivolta alla illustrazione del denaro, è stato possibile identificare le monete circolanti nel XVII sec. a Genova.
Il dipinto si presenta molto affollato, quasi tutti i personaggi si muovono allo stesso livello della scena; il paesaggio sullo sfondo è pressoché inesistente.
MARTIRIO DI SANT’ANGELO CARMELITANO
Sant’ Angelo nasce a Gerusalemme nel 1185 e muore in Sicilia nel 1220. Una fanciulla fu da lui convinta a troncare la relazione incestuosa con il fratello, il quale, per vendetta, gli tese un agguato. Angelo muore trafitto da una spada nel ventre e una scimitarra nel cranio. Il dipinto coglie il momento più drammatico, quando il santo già riverso e ferito alla testa, viene infilzato dalla spada degli assalitori. L’evento è ambientato nell’interno di un edificio, la storia dice che il delitto si perpetrò in una chiesa siciliana in cui Angelo fu predicatore, e lo sfondo è affollato di personaggi atterriti dalla violenza dell’evento. Dal cielo accorrono degli angioletti recanti nelle mani la palma del martirio e delle corone: una di rose, una d’alloro e una terza non ben identificata.
Per il Cristianesimo l’alloro è simbolo di eternità, in quanto è sempreverde, e di castità perché le sue foglie non si deteriorano. Una corona di alloro si consegna ad un vincitore quale simbolo di trionfo (di origine già pagana). Anche la rosa, in quanto spinosa, evoca il tormento dei martiri. La terza corona, è simbolo della predicazione e dell’eloquenza che caratterizzò il carisma del santo. Il ramo di palma è il più consueto attributo del martirio.
VERGINE CON IL BIMBO, SAN GIOVANNI BATTISTA, SANT’ANTONIO DA PADOVA E SAN GIOVANNI NEPOMUCENO
Il quadro a terminazione mistilinea e con misure appropriate ad una pala d’altare (cioè con la base minore rispetto all’altezza) presenta la Vergine che porge il Bambino all’adorazione di S. Antonio da Padova connotato dal saio francescano e il giglio nelle mani. Un angioletto in basso e al centro della pittura regge un cartiglio su cui si possono leggere i primi versi di una preghiera a lui attribuita (si queris miracula…).
Sempre sulla sinistra della pittura, sopra a S.Antonio compare la figura di S.Giovanni Battista con la consueta canna in forma di croce e il cartiglio con la scritta Ecce Agnus Dei.
Di fronte al Santo, alla destra dell’osservatore sta un altro personaggio che, inginocchiato, indica lo scritto che reca l’angioletto.
Abbigliato con la talare, il rocchetto e la mozzetta (sorta di mantellina), e la berretta nera tipica dei canonici, posata su di un libro ai suoi piedi, è identificabile con S.Giovanni Nepomuceno.
S.Giovanni Nepomuceno, canonico al servizio della corte del re di Boemia Venceslao, fu confessore della regina. Essendosi rifiutato di tradire il segreto del confessionale venne fatto annegare dal re presso un ponte sulla Moldava; da cui il patronato sui confessori e sui ponti. Sullo sfondo sembra apparire un fiume.
SAN GIOVANNI EVANGELISTA, SAN FRANCESCO E IL MONTE CARMELO
Alla sinistra del dipinto vi è la figura di S. Giovanni Evangelista chiaramente riconoscibile per i suoi attributi. Il santo è raffigurato giovane, imberbe e con i capelli scuri, affiancato da un’aquila , un calamaio e una penna. L’aquila, di cui in antico si pensava volasse più in alto di qualsiasi altro volatile e potesse fissare il sole senza restare folgorata, è simbolo degli scritti dell’evangelista , a cui alludono penna e calamaio, che hanno la caratteristica di toccare un più alto misticismo rispetto agli altri Vangeli.
A destra vi è la raffigurazione di un santo francescano, o S.Francesco stesso; la figura reca in mano il crocifisso e, forse si scorgono le stimmate nella mano sinistra.
Non è molto chiaro se S.Giovanni evangelista indichi il francescano o se entrambi i santi indichino il monte Carmelo raffigurato sullo sfondo; quasi come figura araldica (che compare nello stemma del comune di Serra Riccò)
Nella parte superiore del dipinto compare Maria con il Bambino che donano ai santi lo scapolare.
Lo sviluppo iconografico della chiesa sottolinea chiaramente la spiritualità carmelitana, evidente nella decorazione degli affreschi della volta e del catino absidale.
Maria è affiancata da una coppia di angioletti.
Ultimo aggiornamento (Sabato 13 Aprile 2013 12:07)
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