Il molto reverendo Domenico Grondona, vicario foraneo di San Cipriano, entro i cui confini è avvenuto il fatto, interroga Giovanni Miroychia che, dopo aver giurato toccandosi il petto secondo l’uso sacerdotale, racconta l’episodio:
“Dirò a Vostra Signoria : Facendo io viaggio questa mattina dalla villa di Pedemonte per andare a Genova per la via publica della Giara della Secca, quando sono arrivato alle Gorre di Salerza della presente parochia di san Cipriano di Polsevera mi sono state sparate contro due archibuggiate da duoi huomini di detta Villa di Pedemonte che si erano posti in insidie dietro a certi boschi et arbori da quali resta circondato un picciolo argine contiguo alla via che io facevo. Da una delle quali archibuggiate sono stato così malamente ferito nella coscia sinistra come Vostra Signoria potrà vedere.”
Altri dettagli
Interrogatus che dica chi siano li sopradetti duo huomini di Pedemonte che l’hanno come sopra ferito et in che modo li habbia esso conosciuti.
Respondit: “Questi duoi huomini di Pedemonte che mi volevano assassinare et levarmi la vita sono Battista de Negii di Stefano et Antonio Cassissa quondam Damiano li quali ho conosciuto subito che sparate da essi contro di me dette due archibuggiate si ritiravano dal detto luogo verso un bosco della villa superiore appellata Salerza armati delli stessi archibuggii.”
Il movente
Interrogatus che dica se con li sopradetti che l’hanno offeso habbia esso mai havuto inimicitia o si può imaginare la causa per quale si siano indotti a questo delitto.
Respondit: “Io non ho mai avuto inimicitia con alcuno de i sopradetti anzi il detto Antonio Cassissa è stato da me per il passato sovvenuto ne’ suoi bisogni di robba commestibile et vino come anco di denari che spesi l’anno passato per farlo liberare dalla priggione di Rivarolo e dove all’hora si trovava per imputatione d’altri delitti, ne sò da che possa esso et detto Battista Negii essere stati indotti da altro solo che dalla loro pessima inclinatione al male.”
Si cercano eventuali testimoni dell’accaduto
Respondit: “Vostra Signoria ne potrà prender informatione dalle persone che stanno nelle case circonvicine ad una delle quali subito che sono stato ferito con fuggire e dimandando aiuto salvai la vita.”
La verifica medica
Doppo di che si sono visitate le ferite dal medesimo vicario foraneo et si è ritrovato che doppo d’haver le balle d’una di esse archibuggiate squarciato i calzoni siano penetrate nella coscia sinistra di detto reverendo padre Giovanni Miroycia con molta effusione di sangue per tre fresche piaghe che vi si sono viste.
La sottoscrizione della testimonianza scritta di persona
Io prete Giovani Miroichia afermo quanto sopra.
Pochi giorni dopo, sabato 8 luglio, nell’edificio della parrocchia di san Cipriano ha luogo l’audizione sotto giuramento dei vari testimoni cominciando da Geronima Cambiaso, 64 anni, vedova di Battista
Interrogata dove si trovava essa martedì mattina di questa settimana circa le hore nove o diesci.
Respondit: “Io mi trovavo nella casa della mia solita habitatione posta ne’ confini della parochia di san Cipriano ad una delle fenestre che guarda verso la via della Secca.”
Interrogata se in detto tempo habbia essa visto passar per detta via alcuna persona.
Respondit: “Viddi circa alle nove hore e mezza di detto giorno passare duoi huomini armati di archibuggii che andavano a basso et poi da li a mezza hora viddi passare un prete che andava a basso seguitando l’istessa via per quale si va a Genova.
Interrogata se doppo di questo habbia essa sentito alcun rumore in detti contorni.
Respondit: “Mentre io stavo raggionando con Anna Cereseta figlia di Battista mia vicina chi potesse essere il prete che era passato sentii, quasi nell’istesso tempo, nella vicina parte delle Gorre di Salerza sparare due archibuggiate et affacciatami meglio alla fenestra viddi il fumo di dette archibuggiate e sentii la voce del detto prete che gridando “ah traditori ah traditori!” E dimandando aiuto se ne veniva fuggendo verso la detta mia casa dalla quale io subito descendendo gl’andai all’incontro, dicendogli se haveva male et mi rispose che era stato ferito da duoi huomini di Pedemonte quali io non ho conosciuto né so chi siano et essendosi il medesimo poi fermato in detta mia casa per alquanto puoco spatio di tempo sino che fossero venuti alcuni huomini che haveva mandato a chiamare in suo aiuto intesi da esso reverendo che egli si chiamava prete Giovanni Miroycia capellano della villa di Pedemonte.”
Si cercano altre persone informate dei fatti e la teste fa i nomi dei vicini
Respondit “Vostra Signoria può essaminare la detta Anna Cereseta mia vicina et Giovanni Maria Frisione quondam Paolo che sta in una casa puoco lontana dal luogo dove detto Reverendo prete Giovanni fu ferito.”
Il 10 luglio rende la sua deposizione Anna Cereseta di Battista, 20 anni
Interrogata se si riccorda dove essa fosse martedì mattina prossimo passato 4 di queso mese di luglio.
Respondit “Io ero nella casa dove habito presso alla fenestra contigua alla via della Giera Secca facendo i miei soliti lavori.”
Interrogata se in detto giorno et tempo habbia essa visto o sentito alcun rumore nel vicinato.
Respondit “Io non viddi né sentii altro solo che il caso occorso al molto reverendo prete Giovanni Miroycia capellano della villa di Pedemonte quale circa le hore dieci di detto giorno andando egli a Genova giù per la via della Giara Secca fu assaltato et ferito nelle Gorre di Salerza luogo lontano da detta mia casa un tiro di moschetto da duoi huomini armati d’archibuggii che si dice siano della villa di Pedemonte che gli sparorono contro due archibuggiate.
Interrogata come lo sa
Respondit: “Per haver io visto detti duoi huomini quando andorono verso il detto luogo delle Gorre di Salerza armati come sopra d’archibuggii sentito sparar dette archibuggiate visto il fumo di esse et nell’istesso tempo sentii et viddi detto reverendo padre Giovanni che gridando diceva “ah traditori ah traditori!” et dimandando aiuto si ritirò fuggendo verso la mia casa dove di lui intesi come era ferito et che li detti duoi che l’hanno offeso siano della villa di Pedemonte.”
Interrogata se quando vidde a passar detti duoi huomini armati per la via della Giara Secca o nel ritirarsi dal detto luogo dove sparorno le archibuggiate li habbia conosciuti.
Respondit: “Signor no che non li ho conosciuti per non essere loro di questa nostra parochia.”
Rimando a un eventuale altro testimone già nominato
Respondit “Havrà forse Vostra Signoria maggior informationi di questo fatto da Giovanni Maria Frisione, che tiene la sua casa più vicino al luogo del delitto oltre all’altra Ripa della Secca.”
Lo stesso 10 luglio, proprio nel luogo del reato viene ascoltato Giovanni Maria Frixione fu Paolo, 60 anni
Interrogatus se nel giorno martedì 4 di questo mese di luglio alla mattina di detto dì habbia visto o sentito alcun rumore vicino alla villa e casa dove esso habita.
Respondit “Ritrovandomi io in quel istesso giorno del 4 luglio a lavorare insieme con mio figlio Paolo nella vicina villa di messer Battista Grasso circa le hore dieci sentii sparare due archibuggiate puoco longe da questo luogo cioè nelle Gorre di Salerza et quasi nell’istesso tempo sentii una voce che gridava aiuto onde voltandomi per vedere che fatto fosse seguito viddi duoi huomini armati d’archibuggi che dal detto luogo dove erano state sparate le archibuggiate si ritiravano più longi dall’altra parte della Secca et un prete che con veloce passo fuggiva verso quelle case vicine alla villa di Salerza dimandando sempre aiuto per il che detto mio figlio corse subito al detto luogo dal quale si erano già ritirati li soddetti duoi huomini e s’inoltrò poi alla casa dove si era ridotto il prete quale havendo ritrovato che era ferito da una delle archibuggiate sparategli contro dalli detti duoi huomini intese dall’istesso reverendo che mi rifferì esso mio figlio essere prete Giovanni Miroycia capellano della villa di Pedemonte come li detti duoi che l’havevano offeso erano della villa di Pedemonte ma io né il soddetto mio fuglio non li abbiamo conosciuti non essendo io informato d’altro in detto fatto.”
Il 29 luglio, nella parrocchia di san Cipriano, viene interrogato Giovanni Maria Pedemonte fu Simone, 35 anni.
Testimonianza preziosa perché riporta la versione dei fatti dei due imputati
“Interrogatus che dica lui testimonio dove si ritrovasse quel giorno di 4 di questo mese di luglio quando fu ferito il reverendo padre Giovanni Miroychia capellano di Pedemonte.
Respondit “In quel’istesso giorno alla mattina io andavo a Genova et mi fu detto per strada il caso accaduto al detto reverendo padre Giovanni Miroychia da persone di Pedemonte e cioè che mentre esso andava parimente a Genova fosse stato assaltato et ferito d’ una archibuggiata in una coscia nella presente parochia di vostra signoria da persone che mi fu detto essere della villa di Pedemonte.”
Interrogatus se sa chi siano stati quelli che habbiano assaltato detto reverendo padre Giovanni e contro di esso commesso il delitto, d’haverlo ferito d’archibuggiata.
Respondit “Signor in questo sono per dire la verità che è d’haver inteso prima da persone di detta villa e per relatione di detto reverendo padre Giovanni che li delinquenti che l’havevano offeso fossero Antonio Casissa quondam Damiano et Battista Pedemonte de Negii figlio di Stefano ambiduoi di detta villa di Pedemonte et poi in occasione che li sopraddetti Antonio Casissa et Battista Pedemonte de Negii vennero in casa mia circa quindeci giorni sono che era già passato il mezzo giorno havendo io havuto discorso con loro circa questo fatto che si diceva essere stato commesso da essi quali dissi come poteva essere che havendo tutti duoi sparato li archibugii contro detto reverendo padre Giovanni così da vicino un solo di essi l’havesse colpito. Mi rispose prima il detto Battista che havendo esso sparato la prima archibuggiata contro detto reverendo padre Giovanni che l’haveva colpito ma il detto Antonio Casissa non disse che esso haveva parimente sparato un archibuggiata nel fatto che seguì in detto giorno che fu ferito detto reverendo padre Giovanni, ma che non haveva animo di fargli male mentre lui non lo colpì.”
Interrogatus se da essi o da altri habbia inteso la causa per quale sia stato ferito detto reverendo padre Giovanni et se tra li offensori et detto prete Giovanni vi fosse precedentemente inimicitia.
Respondit “In questo intesi dal detto Antonio Casissa che la causa sia provenuta dal haver detto reverendo padre Giovanni prima tentato di far prender priggione con armi prohibite dalla giustitia il sopraddetto Battista e che si inducesse per questo di spararli contro l’archibuggiate.”
Compaiono altri nomi di eventuali testi
“Si ritrovorno presenti quando li sopravennero in casa mia Andrea Pedemonte quondam Battistino et Benedetto Botto che dovranno dir la verità.”
A differenza degli altri testimoni è in grado di scrivere e conferma di suo pugno la deposizione
“Giovanni Maria Pedemonte dico e afermo quanto ho detto di sopra in detto mio esame.”
Da un resoconto, fatto il 19 agosto dal vicario foraneo a un suo superiore, si apprendono le difficoltà nel continuare le indagini, a causa di un testimone pauroso, e nella cattura dei colpevoli che sfuggono agli incaricati di polizia
“Reverendissimo Signore et Padrone Colendissimo
Invio a Vostra Signoria reverendissima l’incluso processo, ancor che non l’habbi in tutto potuto
perficere secondo il mio desiderio per mancamento di un testimonio che dimandato non ha sin hora volluto comparire ad essaminarsi per certo suo timore per essere i delinquenti continuamente in queste parti in campagna et essendo qualche volta seguitati dalla giustitia dell’illustrissimo signor capitano di Polsevera si ritirano ne boschi e restano così irritati il baricello e i corsi per una archibuggiata che è stata sparata contro di essi che quasi ogni giorno si lasciano vedere in queste parti ma per non haver buoni esploratori non gli riesce di poterli prendere devono però anche isperimentar i rigori della giustitia di vostra signoria reverendissima alla quale per quello risulta dal detto processo resta campo di procedere alla sentenza della scomunica.”
La vicenda trova conclusione in data primo settembre come informa una sintetica nota sul destino di Battista Pedemonte e Antonio Cassissa:
“morti e giustiziati.”
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